Soggiorni curiosi e dove trovarli: tutte le avventure più “strane” su AirBnb

Le chiavi sotto lo zerbino, la finestra senza tende, il silenzio prima del caffè. Ci sono viaggi che non si trovano sulle guide, ma dentro le case degli altri

Stanza airbnb
Soggiorni curiosi e dove trovarli: tutte le avventure più “strane” su AirBnb – nabit.it

Booking, Trivago, AirBnb. Ormai chiunque viaggi abitualmente si affida a siti del genere per trovare la sua sistemazione ideale. Solo che a volte di ideale quella sistemazione non ha proprio nulla e anzi, in alcuni casi si rivela un piccolo incubo.

Ma può anche non andare così male. Spesso può essere anche un episodio curioso, qualcosa di un po’ spiazzante che ti dà solo un aneddoto in più da raccontare quando torni a casa. Magari quando apri il frigo e trovi avanzi di qualcun altro, o mentre fai la doccia e scopri che la finestra del bagno dà direttamente su un cortile dove cinque famiglie fanno colazione.

Ecco: lì capisci che non sei in albergo. Sei in casa di qualcun altro, e oltre a quel luogo stai visitando anche la vita degli altri. Mobili, oggetti, odori. Ogni cosa ha una storia che non conosci, ma che in qualche modo finisce per sfiorarti.

Abbiamo letto in giro alcune storie di “vita da AirBnb” davvero divertenti, e oggi ci fa piacere condividerle con voi. A partire da questo racconto direttamente da Barcellona che a leggerlo così è un po’ spiazzante, ma resta poco più che un bell’aneddoto da raccontare agli amici.

Dalla stanza col nonno alla doccia “voyeur”: le storie più assurde su AirBnb

Questo racconto comincia così. A Barcellona, anni fa, avevo prenotato una stanza che sembrava perfetta. Lenzuola blu notte, arredi minimal, vista su un cortile silenzioso. Ma al mio arrivo, dopo aver poggiato la valigia e preso possesso del comodino, ecco la sorpresa.

Doccia airbnb
Dalla stanza col nonno alla doccia “voyeur”: le storie più assurde su AirBnb – nabit.it

Verso mezzanotte si apre la porta e entra un signore anziano con la vestaglia. Mi guarda e dice: “Ah, sei tu quello di questa settimana”. Sorridente. Come se tutto fosse normale. Il letto era matrimoniale, ma io avevo prenotato – testuali parole – “la metà sinistra”. Per fortuna il nonno russava poco. Ma da allora, quando leggo “stanza privata”, vado sempre a controllare le recensioni.

Poi c’è una storia ambientata a Lisbona. Un monolocale minuscolo ma molto carino, con “vista romantica sui tetti della città”. Tutto vero. Solo che la doccia era davanti a una grande finestra senza tende, e il palazzo di fronte era a pochi metri.

“Ogni mattina, mentre cercavo di insaponarmi con discrezione, la signora del secondo piano beveva il suo caffè osservando l’orizzonte e, incidentalmente, anche il mio sedere”. Ma in fondo lo spirito del viaggiatore è accettare l’imprevisto. E anche un po’ di imbarazzo.

Il primato però lo tiene Berlino. Storia personale. Descrizione: “ambiente accogliente, spirituale, condiviso”. Ok, mi dico, saranno vegetariani, magari un po’ yoga.

Ma quando scopro che ogni mattina si apriva con un momento di “silenziosa connessione energetica” tra gli ospiti della casa, capisco che era molto più serio. Prima di accendere la macchinetta del caffè, si stava seduti in cerchio, incenso e canti tibetani inclusi. Il tutto mentre il mio stomaco brontolava come un terremoto. Non ho mai desiderato così tanto un bar aperto alle 7.

Eppure, in fondo, è questo il bello. Non sapere mai del tutto dove si sta andando, ma nemmeno con chi si dormirà (o mediterà). I viaggi fatti di alberghi identici e camere sterili sono comodi, ma non raccontano nulla. Mentre un divano traballante o un gatto che ti dorme sulla valigia, quelli sì che ti restano in testa.

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