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Lifestyle

Vorrei una vita sana, ma poi mi invitano a cena

La teoria la so, è la pratica che lascia sempre un po’ a desiderare. I piani migliori iniziano con limone e acqua: poi arriva la vita, con la sua fame, la sua fretta, le sue cene

Vorrei una vita sana, ma poi mi invitano a cena – nabit.it

Adesso basta: da domani acqua, limone e vita sana! Quante volte ho concluso la mia serata “allegra” con questo proposito e quanti di voi come me avranno sconfessato puntualmente ogni volta le buone intenzioni della sera prima. Questa è la mia vita, ma forse è la vita di tutti: benvenuti in “volevo essere un magro (ma non avevo considerato il futuro)”.

Mi sveglio di buon mattino e con le migliori intenzioni. Il nutrizionista mi ha dato una dieta neanche troppo difficile: si mangia abbastanza, la fame è abbattuta da mandorle e affini e c’è anche qualche divertissement qua e là, compreso il giorno libero alla domenica. Stavolta è quella giusta, mi dico. Poi qualcosa va storto.

Ore 13, pranzo con insalata di tonno e tanta buona volontà. Sono sazio, ma quel cubetto di fondente 70% mi serve come metadone per non pensare che manca qualcosa. Bene anche la sera, bene anche la mattina dopo con yogurt e le immancabili mandorle. Poi mi arriva un messaggio: “Aperitivo alle 19?”.

E anche stavolta si fa la dieta la prossima volta. Perché la verità è che la vita sana è un concetto che funziona finché non subentra la vita vera. Basta qualche stimolo esterno – un po’ di stress, una serata tra amici o semplicemente il frigo vuoto – e quel piano perfetto si frantuma come la mia forza di volontà di fronte a un barattolo di Nutella. 

La chimera delle giornate bilanciate e perché non ci riesco mai

Prendersi cura di sé è diventato un mantra. Routine, consapevolezza, confini, pelle idratata e intestino felice. Ci dicono tutto: come respirare, quando spegnere il telefono, quanto camminare, cosa mangiare e persino cosa pensare.

La chimera delle giornate bilanciate e perché non ci riesco mai – nabit.it

Solo che poi capita che il lavoro si protrae fino alle 23 e non hai ancora cenato. O che l’unico momento libero della giornata è alle 13:45, e ti trovi a scegliere tra la pasta avanzata ieri sera o un panino al volo. E l’esercizio fisico? Rimandato. Di nuovo. Come da tre mesi a questa parte.

Ma non è pigrizia. È vita vera. E in quella vera, nessuno segue uno schema perfetto. Ci si arrangia. Si improvvisa. Si sbaglia spesso. E magari ci si sente pure in colpa per non essere “in equilibrio”.

A un certo punto ho capito una cosa: il benessere non sta nella performance, ma nella tolleranza. Quella che si ha verso se stessi quando si salta la corsetta, o si mangia una carbonara il giovedì sera. Quella che ti fa dire “oggi non ci sono riuscito, ma va bene lo stesso”.

La cura vera, almeno per me, sta nel saper dire sì agli altri ma anche un po’ a sé stessi. Sta nell’imparare a distinguere quando un rifiuto ti protegge e quando invece ti limita. E sta nel permettersi, ogni tanto, di sbagliare felicemente. Lo dice anche il mio nutrizionista… e forse è proprio per questo che ci vado ancora!

Antonio Papa

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Antonio Papa

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